Un montascale mobile all’Arengario: Monza dice no

Monza annaspa tra le barriere architettoniche. Ciononostante c’è chi ha bocciato la proposta relativa alla donazione di un montascale mobile

Cosa succede in Lombardia? Nulla. Ed è proprio questo il problema. Se il 95% dei Comuni di questa regione ancora si trova a dover combattere contro le tante, troppe barriere architettoniche e se il Peba (Piano di eliminazione delle barriere architettoniche), una legge risalente a quarant’anni fa, ancora non è stato stilato, allora significa che una difficoltà esiste davvero. A farsi portavoce di questa situazione, soprattutto del territorio monzese è Andrea Ferretti, presidente dell’associazione Peba Onlus.

Il caso emblema citato dall’architetto è quello dell’Arengario, famoso edificio storico, situato al centro di Monza. Era stata ventilata la possibilità, tramite donazione, di dotare l’antico palazzo comunale di un montascale mobile che non necessita di alcuna installazione ma che, al contempo, non consente purtroppo la piena autonomia della persona disabile in quanto necessita della presenza costante di un assistente.

problema accessibilità all'arengario, senza montascale

Ciononostante una soluzione temporanea di gran lunga migliore del nulla assoluto in attesa dell’intervento definitivo in grado di abbattere le ormai consolidate barriere architettoniche in quel di Monza.

Eppure Massimiliano Longo, assessore alla Cultura, non ne ha voluto sapere. Il progetto, stando a quanto da lui riferito, è stato addirittura bocciato da una persona disabile che non si sentiva rassicurato dalla presenza del montascale mobile e non ha apprezzato neppure l’idea di dover dipendere da altri per poter accedere all’ antico edificio.

Longo però non si è perso d’animo e ha sventolato l’esistenza di un progetto alternativo a cui ha lavorato insieme alla Sovrintendenza e che permetterebbe a tutti, nessuno escluso, di poter accedere all’Arengario.

scale esterne arengario

Le tempistiche quantomeno della presentazione di questo progetto sono tuttora ignote ma la speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. E intanto Monza perde un pezzettino della sua identità ogni qual volta un disabile non è in grado di poter fruire, come tutti del resto, dell’arte e della bellezza.

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